Coach di Quartiere è un progetto che mette al centro i giovani volontari che, realizzando le attività per i bambini, contribuiscono all’inclusione sociale. Il volontariato è quindi l’esempio lampante di quello che chiamiamo “cittadinanza attiva”.
Trovo molto rilevante che i cittadini di cui stiamo parlando siano degli adolescenti perché in queste ore che dedicano all’altro vedo una loro rivincita sociale, in quanto spesso additati come “svogliati” o “nullafacenti”.
Nel progetto, invece, vedo i giovani Coach che prendono posizione all’interno di un contesto sociale, prodigandosi per il bene altrui ed essendo anche liberi di scegliere come poterlo fare. Infatti, sono loro a decidere che giochi fare, il materiale da usare e come dividere i bambini per le attività e, credetemi, non è affatto cosa da poco.
Io da Playmaker cerco di mettere loro nella condizione di poter essere cittadini attivi, supportando le loro scelte o aiutandoli se dovesse essercene il bisogno.
Dopo due anni e mezzo all’interno di Coach di Quartiere, mi rendo conto di come sia difficile trovare persone che prendano a cuore la causa sociale e si attivino per metterla in atto… Mi spiego meglio. È abbastanza facile trovare dei ragazzi adolescenti in cerca di un’esperienza di volontariato. In prima linea, le scuole aiutano i ragazzi nella ricerca di questo tipo di iniziative e noi associazioni siamo sempre pronti ad accogliere chi manifesta interesse nel progetto.
La vera sfida non è tanto nell’ingaggio dei volontari, quanto a riuscire ad offrire loro un percorso ricco di tanti momenti ed esperienze per far in modo che scelgano di proseguire con noi.
Nella dimensione temporale di Coach di Quartiere si viaggia a stagioni. Primavera e autunno dedicate alle attività (tutti i pomeriggi), in inverno si formano i nuovi Coach e si fanno le attività in palestra, e l’estate dedicata al Camp Estivo.
Ogni periodo lo viviamo in maniera veramente intensa e la concezione del tempo un po’ si perde. A volte tre mesi durano una vita e ti pare di vedere i Coach per un periodo lunghissimo.
Guardando invece i dati, abbiamo avuto volontari che hanno fatto un pezzo di strada con noi per una o due stagioni. Altri erano interessati, ma hanno lasciato subito. C’è un gruppo, invece, che addirittura ha trascorso più di un anno solare indossando la maglietta di Coach di Quartiere, regalando quasi 100 ore del loro tempo ai bambini.
Quello che ho notato è che fare un regalo ai bambini è la missione iniziale e viene ben recepita. Quello che nessuno si aspetta è che spesso prendersi del tempo per gli altri è il miglior modo per fare del bene a sé stessi, che forse è il motivo principale per cui molti decidono di restare Coach. Anche perché, chi per propria volontà sceglie di fare qualcosa che non gli piace? Penso nessuno.
Spinto anche dal clima natalizio e di festa, ringrazio tutti i ragazzi che hanno scelto di mettersi alla prova, che hanno scelto di cambiare la propria routine e di regalare (e regalarsi) del tempo con Coach di Quartiere. Grazie a chi c’è stato per poco, a chi per un po’ di più, a chi ci ha solo provato e, soprattutto, a chi ci crede ancora. Il vostro esempio mi fa sperare che i nuovi gruppi di volontari continuino sul percorso del cambiamento sociale che voi avete iniziate a tracciare.
Per la storia!