Perché ho scelto il social franchising Coach di Quartiere
Coach di Quartiere è un modello di social franchising che mette al centro le persone, le comunità e lo sport come strumento educativo. Ma cosa spinge un ente, una cooperativa o un società sportiva a scegliere di entrare a far parte di questa rete? Lo abbiamo chiesto a L’Albero della Vita SCS, licenziatario del progetto.
1. Cosa ti ha colpito la prima volta che hai sentito parlare di Coach di Quartiere
Ci ha colpito immediatamente la sua duplice natura: è un modello con una forte base valoriale e comunitaria, ma al contempo è strutturato e replicabile. La vera innovazione non era solo l’attività sportiva, ma la capacità di dare forma e sostenibilità professionale all’intervento sociale sul territorio. È un sistema che prende la passione e la trasforma in un processo misurabile e scalabile..
2. Perché avete deciso di acquistare la licenza del social franchising Coach di Quartiere?
La decisione è stata strategica e manageriale. Non volevamo reinventare la ruota per ogni nuovo territorio o progetto. Acquistare la licenza ci ha permesso di saltare la fase costosa e lunga di trial and error e di accedere immediatamente a un protocollo operativo collaudato. Questo ci garantisce:
Standard Qualitativi: Assicuriamo la stessa qualità in ogni territorio.
Velocità di Replicabilità: Possiamo attivare servizio in tempi rapidi.
Affidabilità Istituzionale: Presentiamo un modello che ha già dimostrato il suo valore e la sua sostenibilità economica, essenziale per attrarre partner istituzionali e aziendali.
3. Cosa vuol dire “fare rete” all’interno di un progetto come questo?
Fare rete non è solo collaborare, è condividere il rischio e l’impatto. Nel contesto di Coach di Quartiere, ‘fare rete’ significa tre cose fondamentali:
Condividere la Governance: Sapere di poter contare su un Hub centrale che si occupa degli aspetti più complessi liberando le risorse locali per agire sul territorio.
Sostenibilità Economica: Le revenue o i bandi ottenuti da un affiliato possono innescare o sostenere i progetti di un altro, creando un meccanismo di solidarietà imprenditoriale.
Apprendimento Continuo: Condividere successi e insuccessi permette a tutta la rete di migliorare i protocolli operativi in tempo reale. È un ecosistema di mutuo apprendimento e crescita professionale.
4. Quali valori condividete con Coach di Quartiere?
Accessibilità e Inclusività: L’impegno a raggiungere le fasce più fragili e a ridurre le disuguaglianze sociali. L’obiettivo non è servire chi può pagare, ma chi ha più bisogno.
Misurabilità dell’Impatto: L’idea che il cambiamento non sia solo raccontato, ma anche dimostrato attraverso dati oggettivi, un principio che abbiamo portato avanti nel nostro progetto Grow Care con la BIA (Bioimpedenziometria) per l’obesità infantile.”
5. In cosa il modello di social franchising ha aiutato nel lavoro quotidiano?
Ci ha trasferito l’esperienza necessaria a trasformare una visione in un’organizzazione snella ed efficiente. In concreto, ci ha aiutato a risparmiare parecchio tempo indirizzandoci verso pratiche sperimentate che ci permettono di ottenere risultati in tempi brevi.
6. Cosa ne pensi della Social Franchising School?
È la prova che l’impatto sociale può essere insegnato e replicato. La Social Franchising School è una risorsa inestimabile perché fornisce la formazione manageriale e la consapevolezza economica necessarie per gestire un’attività nel Terzo Settore. Insegna che l’efficacia sociale non è disgiunta dalla sostenibilità finanziaria. Non è solo formazione tecnica; è un cambiamento di mentalità, che trasforma gli operatori sociali in imprenditori dell’impatto sociale.
7. Cosa diresti a chi è curioso ma non conosce ancora il progetto?
Direi che Coach di Quartiere non è un progetto di beneficenza, ma un modello di investimento sociale che permette di generare impatto duraturo garantendo la sostenibilità economica.
È la via più rapida e sicura per portare un servizio di altissima qualità nel territorio, unendo la passione della comunità con la professionalità di un’impresa sociale.”



