Amici sportivi ben ritrovati,
in questo editoriale qualche riflessione fresca sull’argomento del welfare dentro cui ci stiamo sempre più addentrando. Per chi si fosse perso le ultime puntante di Coach di Quartiere, abbiamo abbracciato una dimensione di SPORT WELFARE, definendo il progetto come strumento a disposizione delle politiche territoriali per soddisfare bisogni sia dei beneficiari che della comunità nella sua totalità.
Stiamo quindi prendendo parte a questo percorso di coprogettazione del welfare insieme ad altri soggetti che, più di noi, da tempo frequentano i tavoli tematici. La considerazione fatta dopo qualche mese è che, a nostro parere, sia utile portare alla luce l’argomento, renderlo più quotidiano.
La coprogettazione dal basso è utile, ma è partecipata solo dai soggetti che poi di fatto hanno un coinvolgimento professionale nel processo non dall’intera comunità per cui il welfare deve essere messo a disposizione.
La parola è la medesima, ma le due funzioni stentano a collegarsi, mi riferisco al Welfare di Comunità e il Welfare Aziendale. Le aziende si fregiano di azioni rivolte al benessere dei dipendenti, ma restano lontano dal conoscere e partecipare ai programmi di welfare comunitario (di cui i loro dipendenti fanno parte).
Al contrario i protagonisti dell’ideazione del welfare di comunità lavorano poco per informare diversamente territorio e aziende.
Per questo abbiamo scelto di impegnarci in un percorso di racconto del welfare in tutti quei territori in cui siamo attivi con Coach di Quartiere. Dopo il primo evento ci consideriamo molto felici della partecipazione dei beneficiare, degli stakeholder istituzionali protagonisti del nostro SPORT WELFARE. Peccato che tutte le aziende invitate (parecchie) abbiamo rinunciato ad partecipare.
Esserci è una scelta!
Sarà per la prossima perché noi continueremo a promuovere questa nuova filosofia della condivisione dello SPORT WELFARE.