Le attività di Coach di Quartiere dal mese di novembre a quello di febbraio si svolgono in palestra.
Quando ne parliamo ora mi sembra la normalità, ma alcuni dei nostri territori sono al loro primissimo anno con le attività in palestra.
Ricordo bene l’emozione dei bambini al primo giorno dentro quattro nuove mura. Molti di loro non avrebbero mai immaginato di poter fare Coach di Quartiere anche in un altro posto oltre al parco.
Le attività che si possono fare in palestra sono le stesse che facciamo al parco ma con dei riferimenti nello spazio molto più precisi. Inoltre, i Coach hanno inventato dei nuovi giochi per i nostri bambini, che sono realizzabili principalmente proprio in palestra. Uno su tutti, palla prigioniera coi muri. Ad una “semplice” partita di palla battaglia vengono aggiunti due materassi nel mezzo dei due campi. Tre bambini alla volta possono proteggersi dal tiro degli avversari nascondendosi dietro il muro che sta nel loro campo, ma devono alzarsi subito e scappare perché altrimenti chi è in prigione li colpisce senza difficoltà. Piace così tanto che ci avremo giocato almeno una volta alla settimana su due giorni di attività lo scorso anno.
Fare attività al coperto ad oggi è di vitale importanza per il progetto. Per poter fare attività nelle palestre si partecipa al bando comunale che riguarda le attività invernali al coperto, che solitamente esce nel mese di giugno.
È direttamente il Playmaker del territorio a fare richiesta di utilizzo della palestra, a concordare i giorni delle attività e ad avere con sé le chiavi della palestra per tutto l’inverno.
Tutto questo permette al territorio di avere la continuità di cui c’è bisogno. Continuità per i bambini, che iniziano a rendersi conto che anche loro come altri loro coetanei fanno sport! Si rendono conto di cosa vuol dire impegnarsi tutto l’anno, potendo praticare attività divertenti anche se fuori è tutto innevato. Continuità per le famiglie dei nostri piccoli grandi beneficiari, che capiscono che il progetto offre loro sempre più proposte e possibilità sportive per i loro figli. Continuità per i Coach, che banno la possibilità di mettersi in gioco in un nuovo contesto e di poter creare nuovi momenti con i coetanei e con i bambini.
Ricordo molto bene anche lo stupore di alcuni volontari nel tornare nella stessa palestra in cui facevano educazione fisica alle elementari, ma questa volta dalla parte di chi insegna ed educa. Continuità per il Playmaker, che ha modo di collaborare dodici mesi l’anno e poter impattare ancor più sui volontari, sui bambini e sul territorio. Continuità un po’ per tutti, che pian piano ci vedono e ci riconoscono.
La parte che io preferisco? La camminata per arrivare in palestra. Partiamo a novembre con le foglie quasi tutte per terra ed appassite e finiamo a marzo con gli alberi che iniziavano a rifiorire. Ogni tanto diluvia e ci stringiamo sotto gli ombrelli. Ogni tanto c’è un accenno di neve e i bambini chiudono volutamente l’ombrello per toccare quei due o tre fiocchi bagnati. Altre volte c’è il sole e i bambini vogliono a tutti i costi arrivare in palestra prima che il sole tramonti.
Sentivo commenti su ogni casa e ogni attraversamento di fianco a cui passavamo.
“Io questa strada la faccio con mia mamma per andare a fare la spesa”
“Io abitavo qua quando andavo nell’altra scuola”
“Io vengo qui quando vado dalla nonna”
E quella che preferisco:
“Coach, ma dal balcone di casa mia posso vedere la tua per salutarti?”