Aziende e il problema della transizione sociale per la ESG strategy

31 Luglio 2024
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“Secondo una recente ricerca Deloitte, un italiano su due predilige le aziende attente all’ambiente e al benessere dei dipendenti:
  • il 47% sceglie le imprese che garantiscono un equilibrio tra vita lavorativa e privata,
  • il 64% lavora più volentieri nelle realtà con un impatto sociale e ambientale positivo.
  • Le iniziative ESG possono aumentare il coinvolgimento dei dipendenti, facilitare l’assunzione e il mantenimento dei lavoratori, ridurre i rischi aziendali e migliorare la posizione delle aziende nelle comunità in cui operano. “

ESG 360, Report Analisi e Ricerche

Difficilmente uso la parola problema, mi hanno insegnato che è un termine KO che inibisce il cervello nel pensare a soluzioni e azioni efficaci per agire ed essere proattivi.
Nel titolo l’ho usata proprio perché, dalle evidenze raccolte e dalle esperienze condotte, molte aziende vivono il tema della propria strategia sociale come un problema, come qualcosa di difficile, oneroso e capace di allontanare dagli obiettivi strategici aziendali.
Ho cercato di utilizzare la mia identità di titolare di azienda per comprendere al meglio la questione, entrare più a fondo nel comprendere cosa potrebbe avvicinarmi all’attuazione convinta di un programma con rilevanza sociale.
Quale potrebbe essere un racconto che mi convincerebbe se avessi qualche dubbio in merito alla mera convenienza di valore. Perché al di là di ogni giudizio morale, l’azienda deve puntare ai ricavi quindi le azioni intraprese hanno una inevitabile rilevanza sulla resa e, soprattutto, l’imprenditore è fortemente condizionato da questa logica di valutazione.
Ho pensato quindi quale potrebbe essere un valore per cui, data per certa l’intenzione morale di voler creare valore sociale, un imprenditore potrebbe essere convinto ad investire  tempo, energie e risorse in un percorso di strategia sociale.
Nel mio caso sarei molto condizionato dalla ricaduta che questa strategia avrebbe sulla fidelizzazione e coinvolgimento dei collaboratori.
L’attuazione di una strategia “sociale” può essere molto rilevante per incoraggiare validi collaboratori a sceglierci o a rimanere con noi.
Il riconoscersi nelle azioni e nel modus operandi dell’azienda, la coesione con il team di colleghi e di dirigenti, la consapevolezza di tutto ciò per cui si impegna l’azienda di cui si fa parte, la cura per la crescita ed il miglioramento personale dei collaboratori, il contributo al proprio contesto comunitario… Tutti elementi che agiscono contribuiscono a fidelizzare un collaboratore e, soprattutto nel medio-lungo periodo, possono avere una ricaduta rilevante sui costi che altrimenti dovremmo sostenere per un continuo turnover o, peggio ancora, separazioni dolorose.
Questo è solo un esempio di come un titolare potrebbe associare un investimento sociale al rendimento complessivo dell’azienda. Come faccio notare spesso, si tratta anche in questo caso di un valore che si esprime nel medio lungo periodo.
Nel proprio programma di supporto alla fidelizzazione dei dipendenti, che è uno dei 5 punti della strategia che offriamo alle aziende, Coach di Quartiere propone diverse azioni tra cui:
  • Iniziative di diffusione culturale alla popolazione aziendale sui temi dello Sport come strumento di Innovazione Sociale Comunitaria.
  • Team building through Social Sport. Organizzazione per dipendenti e collaboratori di momenti ludici con le attività proposte da Coach di Quartiere.
  • Visiting teacher, la possibilità di ospitare i dipendenti come volontari dello sport nelle attività con i bambini.
  • Giornate di volontariato sportivo all’interno della attività di Coach di Quartiere o in eventi organizzati ad hoc per l’azienda.
Scopri i 5 punti della soluzione CdQ per supportare la transizione sociale delle aziende impegnate nella ESG strategy.

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