Giovani: tra il dire e il fare, cosa c’è di mezzo?
Alcuni risponderebbero “e il” altri “il mare” io dico “l’agire senza troppi fronzoli”.
Con questo intendo che chi lo desidera può passare all’azione. Abbandonare quindi tutte le buone intenzioni, i commenti giudicanti e infastiditi e rimboccarsi le maniche.
Un po’ come quando dopo le alluvioni, ad un certo punto, passato lo sconforto, superati i pianti e le grida, si scende in strada, nel fango, per sistemare e pensare a come organizzarsi al meglio per il futuro.
La differenza, in effetti, la fa chi agisce.
Spesso si invoca la responsabilità sociale da parte degli enti, delle aziende, ma – in primis – sono le persone a dover capire quale possa essere il loro singolo pezzo, quello di cui occuparsi, o meglio “prendersi cura”.
L’invocare parole come rispetto, educazione, senso civico, lamentandosi della loro assenza tra i giovani d’oggi, richiede un’azione verso il futuro che possa partire dall “agire”.
Fare per i giovani, con i giovani: esperienze e azioni che pensiamo possano essere utili a lasciare un segno per il loro sviluppo futuro.
Agire con cuore, senza la certezza che il nostro intento funzioni. Offrire loro stimoli, condividendo alcune riflessioni nel percorso, cercando empatia e superando il giudizio e i pregiudizi. Dare loro fiducia, educarli attraverso l’esempio del nostro operato e dell’impegno incondizionato per attività e progetti in cui crediamo.
Questo il mio pensiero e l’intento che da anni, grazie a tante persone con cui collaboro, AGISCO ogni giorno.