“Oltre il 30% di aziende italiane è a uno stadio avanzato nella transizione ESG. Le imprese italiane che non hanno ancora avviato un percorso di transizione sostenibile e che mostrano un livello molto basso di adeguatezza ESG sono un numero contenuto (8%). Quasi il 60% ha avviato i primi passi, con un livello medio e basso di adeguatezza ESG, mentre oltre il 30% si trova in uno stadio avanzato.”
L’ESG Outlook di CRIF fotografa lo stato dell’arte sulle tematiche Environmental, Social e Governance in Italia e fornisce una panoramica sulla posizione delle imprese italiane nel loro percorso di sostenibilità.
Tali evidenze si riferiscono ad un segmento di aziende medio-grandi in termini di fatturato e popolazione aziendale. Il segmento che risulta avere più bisogno di supporto in questo processo di transizione risulta essere quello delle PMI.
Occuparsi direttamente di transizione ESG, ovvero con ricaduta sull’operatività, interna e rende molto onerosa la questione. Si sceglie quindi di appoggiarsi ad aziende esterne e consulenti qualificati per impostare la propria strategia e poi condividerla all’interno.
Sicuramente è una strategia che può portare efficacemente al risultato ma, in realtà rischia di generare troppo poca consapevolezza da parte delle persone che governano e vivono la PMI generando, a breve termine, una dispersione del senso vero di adoperarsi per una politica di gestione sostenibile.
Sul tema ambientale, si possono sicuramente trovare molti spunti essendo un ambito in cui ormai da decenni esistono sia indicazioni legislative che orientamenti e prassi consigliate.
Il tema della S, ovvero dell’area Sociale, è quello su cui mi sento di offrire alcuni consigli alle imprese che si affacciano al percorso di transizione ESG. Nell’area S si fa riferimento a tutto ciò che riguarda le persone, la popolazione aziendale e la comunità di riferimento in cui si inserisce l’azienda. Proprio da loro possono arrivare proposte e suggerimenti sulle attenzioni a cui orientarsi.
Uno dei contenuti della strategia può essere il rapporto di supporto e scambio con la comunità locale che, al contempo cerca sicuramente supporto e sostegno dalle aziende per la realizzazione dei progetti di terzo settore.
All’interno di questo sistema si può trovare la soluzione per costruire in modo stabile e duraturo uno scambio strategico funzionale allo scopo della transizione S del percorso ESG. Tutto può partire da stimolare i dipendenti a suggerire associazioni e progetti del territorio da affiancare o in cui realizzare, ad esempio, percorsi di volontariato aziendale. Stabilita la relazione con l’ente no-profit del territorio lo si può invitare a presentare non solo la proposta di contenuto ma anche un’idea di documentazione utile ai fini della rendicontazione sociale da parte dell’azienda.
Per portare l’esempio di “Coach di Quartiere”, a seguito delle nostre Sport Impact Partnership che stabiliamo con le aziende andiamo a rendicontare l’attività con una serie di aziende di evidenza del rapporto sia a favore della comunità che a vantaggio dell’azienda sostenitrice.
Produciamo relazioni sia qualitative che quantitative sulle attività svolte in Partnership: realizziamo versioni ad hoc del nostro Sport Welfare Report, organizziamo eventi di restituzione sul territorio aperti alla cittadinanza, prepariamo contenuti di racconto da diffondere sia internamente che esternamente alla azienda, diamo evidenze periodiche sul cambiamento sociale in atto grazie agli interventi sostenuti, riportiamo sulle modalità e livello di coinvolgimento dei dipendenti dell’azienda nei programmi di volontariato.
Tra qualche giorno una nuova newsletter con altre riflessioni tematiche.